IL fatto che la birra
fosse senza ombra di dubbio una bevanda importantissima anche presso
gli egiziani lo possiamo capire dal fatto che fosse data come bagaglio
dei faraoni che dovevano intraprendere il lungo viaggio per l’aldilà.
Infatti ne sono state trovate chiare tracce anche nelle loro tombe.
La concezione dell’origine divina della birra persisteva
anche presso gli egiziani che preparavano i corpi dei loro morti
più illustri con un lavaggio a base di birra come simbolo
di purificazione.
I bambini venivano svezzati con pappette a base di miele e orzo,
e quando erano un po’ più grandicelli si poteva iniziarli
all’uso della sacra bevanda con un particolare cerimoniale
durante il quale veniva loro donata una piccola anfora che avrebbe
dovuto contenere la loro dose giornaliera di birra.
A quei tempi la birra si chiamava “zythum”, birra chiara,
“curmy”, birra scura e “sa” birra ad alta
concentrazione. Durante le cerimonie funebri non ci si doveva lasciar
prendere dallo sconforto ma consolarsi bevendo abbondantemente “zythum”
e “curmy”. Bisogna ammettere che anche allora era chiara
l’idea che bisognasse bere per dimenticare.
Vista l’importanza che la birra rivestiva durante tutte le
cerimonie religiose e vista l’importanza che i sacerdoti avevano
nel governo del paese, re Amenophis IV nel tentativo di acquisire
maggior potere, nel 1300 a.C., proclama se stesso figlio di Dio
e declassa così la casta sacerdotale proibendo anche la produzione
e il consumo di birra. Si trattò però di un tentativo
mal riuscito ,data la popolarità, della bevanda e che per
poco non gli costò anche la perdita del trono. Alla sua morte,
nel 1345, con l’ascesa al trono del nipote si ritornò
alla vecchia religione e tutto tornò come prima.
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